Lula e il Brasile
di Valerio Torre
C'è stato un periodo felice in Italia per i
cantori del "lulismo", cioè per i sostenitori del mito di Ignazio Lula da Silva,
l'ex tornitore di Caetes, nel poverissimo Stato del Pernambuco, divenuto
Presidente della Repubblica Federale Brasiliana e simbolo del riscatto dei
poveri: in particolare, era la sinistra socialdemocratica (in primis,
il bertinottismo ed il movimento no-global) a cantare le lodi del
presidente appena eletto (si era sul finire del 2002) favoleggiando di
un'ipotetica "rivoluzione gentile" che avrebbe "cambiato il mondo senza prendere
il potere", mentre settori progressisti liberali spiegavano a chiare lettere (e
molto più prosaicamente) che Lula era molto affidabile così come certificato dal
Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, che infatti erano stati
gli sponsor neanche tanto occulti dell'elezione a presidente del leader del
Pt.