La protesta dei pastori. Ultimi sviluppi.
dai nostri inviati Luigi Pisci e Luana Atzori
Ora si cerca di mettere a frutto il potere contrattuale ottenuto attraverso la pressione sociale esercitata. Parliamo con gli allevatori, visibilmente tesi e determinati: "la nostra lotta è la lotta della disperazione. Non è solo il latte che conta in questa crisi. Abbiamo debiti che ci strangolano. La Regione deve mostrarsi sensibile nei confronti di un settore che in Sardegna è il più grosso". Intanto gli enormi cancelli di Villa Devoto si aprono e si chiudono in continuazione per permettere alle auto blu di varcarne la soglia. Al loro interno i signori della nostra isola. I nobili di questo secolo. I rappresentanti di una classe politico-burocratica che vive nel lusso e nell'indifferenza. I pastori si indignano. Il luccichio delle carrozzerie e l'eleganza del vestiario rendono ancora più grottesco l'aspetto goffo e panciuto dei passeggeri: "Ma cosa fanno per meritarsi tutto questo benessere? Mentre noi chiediamo solo di poter lavorare loro non hanno un problema. Sono tranquilli. Ma se la tranquillità finirà per noi, dovrà finire anche per loro!". E ancora: "Ecco dove finiscono i nostri soldi e poi a noi dicono che non ce ne sono! La pazienza sta per finire".
Il verdetto
Ore 16:00. Oltre i cancelli, in fondo al vialetto lastricato che giunge fino all'edificio, compaiono i volti dei membri della delegazione dei pastori. Felice Floris giunge all'entrata. I manifestanti accennano un applauso pregno di speranza ma lui con i pollici abbassati fredda tutti: la trattativa è fallita. La Regione ha respinto le loro richieste. Il leader sale sulle scalinate e impugna il megafono: "Pastori! Mi sarebbe piaciuto giungere con parole di conforto. La Regione ci ha proposto l'elemosina. A Roma dicono che i soldi non ci sono. Sono finiti. Venerdì convocheremo i delegati del movimento. Mercoledì sfileremo nuovamente per le vie di Cagliari. La mobilitazione determinerà i nostri destini.".
Gli sviluppi
Lacrime e applausi. Qualcuno grida contro il palazzo del potere. Sono le istantanee della crisi del capitalismo che sferza il mondo rurale sardo. L'emblema dell'inutilità contrattuale del governo regionale e della sua impostazione di classe. La politica oggi ha mostrato tutta la sua fedeltà ai grandi industriali lattiero - caseari. Noi attendiamo gli sviluppi di un vertenza che ormai evolve verso lo scontro sociale avanzato. Mercoledì torneremo in piazza con questo pezzo di società sarda che rappresenta la storia produttiva dell'isola e oggi anche l'avanguardia delle categorie in crisi. Cominciamo a sentire il fuoco della rivolta che scalda i cuori.