Napoli
LA LOTTA DEGLI
OPERAI DELLA METRO
Intervista ai
protagonisti
Raccontiamo oggi di un'altra lotta operaia,
una delle tante che emergono qui e là nel Paese, tenute frammentate dalle
burocrazie sindacali che operano attivamente per non unire le lotte in una
prospettiva nazionale.
Dopo l’inaugurazione (meno di due mesi fa)
della linea 6 della metropolitana di Napoli (quella che collega piazza
Mergellina a piazza Municipio) è arrivata la notizia del licenziamento di
88 operai dipendenti della Riviera Scar (capofila Ansaldo), che la ditta manda a
casa perché il Comune non paga (l'appalto vale 160 milioni). In protesta gli
operai sono saliti il 15 di febbraio sulla gru come forma di resistenza. Abbiamo
parlato con alcuni dei protagonisti di questa lotta che si sviluppa
nella Napoli di De Magistris, preso a modello (e sostenuto attivamente) da tutta
la sinistra governista che aspira a rientrare anche nel prossimo governo
nazionale.
Siete lavoratori di quale empresa e
cosa rivendicate?
Siamo lavoratori della Linea metropolitana di
Napoli. La crisi economica che sta colpendo l’Italia si riflette anche su di
noi. Il Comune non paga e la ditta scarica sulle spalle dei lavoratori i costi,
licenziando i lavoratori. La nostra azienda ha dichiarato che non è stata
sodisffata economicamente e ci ha licenziato. Ci ha dato un periodo di tempo per
andarci a iscrivere al collocamento, però c’e un problema: il lavoro non è
ancora finito, ma l’imprenditore non viene pagato. C’e un’altra questione
che è il sistema di regime di subappalto, con cui dividono i lavoratori che
lavorano nel medesimo cantiere. Io, per esempio, sono di una ditta madre, e ho
(anzi, avevo) un salario, e lui [e indica un collega che partecipa
all'intervista] che è dipendente di una ditta che lavora in subappalto, guadagna
circa la metà.
Quindi cosa avete
fatto?
Per attirare l'attenzione abbiamo seguito
l'esempio di altre lotte in corso: siamo saliti sulla gru del cantiere.
Quando è iniziata la vostra
mobilitazione?
Ci hanno comunicato che c’era un provvedimento in
atto il 22 dicembre 2011. C’e stato una rottura di trattativa il 10 gennaio. Poi
dal 10 di gennaio abbiamo iniziato la lotta e siamo in assemblea permamente.
Hanno iniziato a partecipare alla lotta 88 lavoratori, una parte di loro, 15
giorni fa ha acettato di andare in mobilità, siamo rimasti in 36. Ora
vediamo cosa succede. Ma non abbiamo intenzione di piegare la
testa.
Mentre gli 88 operai sono stati
licenziati, Anna Donati, assessore della giunta De Magistris ai trasporti, in
occasione dell’inaugurazione della linea 6 ha detto in Tv che l’amministrazione
"crede fortemente" nel trasporto pubblico colettivo e si impegna a trovare
risorse. Le ha fatto coro Giannegidio Silva, presidente della
metropolitana di Napoli, nello stesso giorno della inaugurazione della línea 6,
dicendo che "lo sviluppo del trasporto urbano a Napoli è una realtà".
Evidentemente questi due signori,
insieme al sindaco De Magistris, non sono utenti dei trasporti pubblici. A loro
non interessa la realtà di affolamento dei mezzi e la precarità delle condizione
dei trasporti napoletani. Dietro alle false parole dell’amministratori si
nasconde licenziamenti e precarietà del lavoro.
La lotta coinvolge non solo
gli operai che sono saliti sulla gru,
ma anche lavoratori delle pulizie della metropolitana che hanno scioperato
perché il pagamento dei salari è in ritardo.
Nel frattempo la giunta del
"progressista" De Magistris (cui partecipa con assessori Rifondazione) aumenta
le tariffe. Per alcune fasce l'aumento arriva al 45%. Il tutto in una città
dove l’indice di povertà relativa ed
assoluta è più che radoppiato negli ultimi anni (secondo l’ultimo dossier
regionale sulle povertà della Caritas). La "nuova Napoli" di cui si parla è pura
fantascienza, che dissimula la verità
nella speranza di evitare l’indignazione, la rabbia e la mobilitazione di
migliaia di lavoratori e giovani.
È la stessa cosa che succede con il
governo Monti, che colpisce i lavoratori, i pensionati, i giovani,
gli imigrati, mentre diffonde le menzogne sui "sacrifici per tutti"
nell'interesse di un presunto "bene collettivo".
Ma tutti quanti devono fare i conti
con le lotte dei lavoratori, col coraggio di operai come quelli saliti su questa
gru e su tante altre gru, torri, tetti.
È più che mai attuale il messaggio
che Marx e Engels hanno scritto nel Manifesto: "Che le classi dominanti tremino
all’idea di una rivoluzione comunista!"
Cacciamo il governo Monti! Cacciamo
la giunta De Magistris! Che siano i lavoratori a governare, sulla base degli
interessi della grande maggioranza della popolazione!
(*) Pdac, sezione di
Napoli