Il caso di Edward Kojo Akanor
di Ibrahima Barry (*) e Patrizia Cammarata (**)
Perché
dovremmo stupirci se la burocrazia impedisce alla figlia dell’operaio ghanese, , Edward Kojo Akanor, morto a Verona lo scorso
25 aprile, di arrivare in Italia per partecipare al funerale del padre nonostante documenti e timbri in regola, solo
perché «non viene considerata abbastanza ricca per scongiurare un mancato
rientro in Africa» ?
E’ una
delle numerose storie di razzismo e barbarie che quotidianamente gli immigrati
poveri, e i poveri in generale, subiscono a causa del capitalismo e delle sue
barbare regole.
La
storia della vita di Edward dovrebbe stupire, una vita di sfruttamento e
sacrifici per la sopravvivenza, una vita di ingiustizie e abusi che si conclude
con un ultimo sopruso nei confronti della famiglia, a cui viene negato, dopo
una vita di forzata separazione, l’ultimo saluto.
La
giusta protesta e denuncia degli amici per il diniego alla figlia a partecipare
al funerale del padre deve accompagnarsi alla protesta e alla denuncia dello
sfruttamento subito da Edward in vita: un operaio che a 67 anni lavorava
ancora, nonostante due infarti e un ictus, un operaio che aveva subito un grave
infortunio sul lavoro senza percepire nulla dalla ditta e che a causa dei suoi
problemi di salute non era più potuto tornare nel suo Paese. Perché per i
poveri, per gli sfruttati, non c’è diritto agli affetti, né da vivi né da
morti.
Questo
caso va collegato ai casi di separazione dei figli dai genitori poveri e in
difficoltà, ad opera delle istituzioni, casi di cui abbiamo avuto ripetute
denunce proprio a Verona.
Separati
da vivi, separati dopo la morte.
Il
Partito di Alternativa Comunista (sezione italiana della Lit- Lega
Internazionale dei Lavoratori) esprime la propria vicinanza alla famiglia di
Edward Kojo Akanor e mette a disposizione i propri militanti e la propria
struttura per le mobilitazioni programmate in questi giorni.
Questo
caso è l’ennesima prova di come sia
sempre più attuale la celebre frase di Rosa Luxemburg: “o socialismo o
barbarie!”
(*) Pdac Verona
(**) Pdac Veneto