Giornata della memoria:
la comunità sionista ordina, il governo Meloni obbedisce
Comunicato di Alternativa Comunista
Dopo che varie organizzazioni e movimenti palestinesi, presenti in Italia, avevano regolarmente indetto per sabato 27 gennaio - giorno della memoria - cortei e manifestazioni pro Palestina in varie città, mercoledì 24 gennaio è arrivata puntuale una lettera da parte del presidente della comunità ebraica (sionista) di Roma: «La manifestazione pro-Palestina a Roma indetta per il 27 gennaio, Giorno della Memoria, sarebbe una sconfitta per tutti. Non capiamo come sia stato possibile concedere l'autorizzazione in una ricorrenza che è internazionale, per di più nel contesto del 7 ottobre, massacro antisemita come non se ne vedevano dai tempi del nazismo. Alle istituzioni, nazionali e locali, chiediamo di impedire questa vergogna».
Non si è fatta attendere la risposta da parte del Governo Meloni che, attraverso il Ministro degli Interni Piantedosi, ha fatto diramare una circolare a tutte le Questure per vietare le manifestazione pro Palestina nel Giorno della Memoria: «se svolte in concomitanza con la predetta ricorrenza, potrebbero assumere connotazioni lesive, sotto l'aspetto formale organizzativo e contenutistico, del valore nazionale che la Repubblica Italiana ha attribuito con la citata legge allo spirito commemorativo in favore delle vittime delle leggi razziali, nonché di condanna alla persecuzione del popolo ebraico».
Come Partito di Alternativa Comunista - sezione italiana della Lit-Quarta Internazionale - rigettiamo con forza le dichiarazioni e le accuse del presidente della comunità ebraica di Roma, degno rappresentante degli interessi del sionismo, come condanniamo la subalternità del governo e delle istituzioni italiane allo Stato artificiale di Israele attraverso varie politiche di sostegno - non ultima la decisione di negare le manifestazioni pro Palestina il 27 gennaio - rendendosi nei fatti complici di un vera e propria pulizia etnica in corso da più di 75 anni in Palestina.
Per noi, come anche per i palestinesi, è di grande importanza la giornata della memoria che ci riporta a uno dei più grandi crimini della storia commessi in nome del razzismo (antisemitismo): le manifestazioni del 27 puntavano a ricordare il massacro di milioni di ebrei, rom, omosessuali, comunisti ecc., nel tentativo che tutto ciò non possa più accadere a partire dal genocidio in corso in Palestina che ha come obbiettivo finale quello di cancellare un intero popolo.
Se mai ce ne fosse ancora bisogno, questa ennesima vicenda conferma l'impossibilità di qualsivoglia convivenza o alleanza tra israeliani e palestinesi finché non sarà distrutto lo Stato razzista e genocida di Israele e con lui tutte le sue componenti internazionali del sionismo, sostenute dall’imperialismo occidentale (Usa e Ue). Le dichiarazioni del presidente della comunità ebraica romana gridano vendetta mentre in Palestina è in corso una pulizia etnica da oltre 75 anni e da più di 100 giorni è in atto un vero e proprio genocidio con oltre 25.000 morti, 65.000 feriti e 2 milioni di sfollati privi di casa e di ogni genere di prima necessità.
Come Alternativa Comunista, da sempre rigettiamo la soluzione dei due Stati (Israele/Palestina) tanto cara alla sinistra riformista italiana: solo attraverso la distruzione dello Stato di Israele si potranno creare le giuste condizioni per una convivenza tra la maggioranza storica rappresentata dai palestinesi (compresi i profughi) e la minoranza di ebrei (non sionisti) in una Palestina libera, non razzista e unica dal fiume Giordano al mare.
Nel condannare fortemente il progetto sionista e la repressione del governo Meloni, sosteremmo ogni decisione che prenderanno le varie organizzazioni palestinesi in merito alla imposizione delle Questure di vietare le manifestazioni pro Palestina il 27 gennaio, e continueremo, in ogni Paese in cui sono presenti le sezioni della nostra internazionale, a sostenere con forza la resistenza palestinese e la necessità di una nuova intifada del proletariato arabo che, passando per la distruzione dello Stato razzista di Israele, si ponga come obbiettivo finale la costruzione del socialismo in tutti i Paesi del Medio oriente.