Il pianeta è sempre più caldo,
è necessario infiammare la lotta!
di Giacomo Biancofiore
Questa estate abbiamo avuto l’ennesima conferma del grave malessere che affligge il pianeta e dell’inevitabile destino che incombe su chi lo abita. Tra gli esperti e gli scienziati è sempre più improbabile imbattersi in qualcuno che neghi il livello fortemente compromesso del surriscaldamento dell’aria, dell’acqua e della terra e anche chi non ha competenze scientifiche si è accorto delle connessioni che legano le temperature elevate con eventi meteo sempre più carichi di energia.
La connessione tra la maggior parte di questi fenomeni e l'aumento delle temperature globali è, ormai, estremamente chiara, così come è abbondantemente condiviso che a innescare la crisi del clima sono state le emissioni antropiche.
Quello che ancora altera la discussione e che, di conseguenza, ne deforma le conclusioni, è, innanzitutto, l’indistinto livello di responsabilità relativo alle emissioni antropiche che viene attribuito agli abitanti del pianeta e, di conseguenza, le risposte alla crisi climatica che, purtroppo, sono ancora erroneamente legate ad una impossibile compatibilità con l’attuale modello economico capitalista.
La tragica coda dell’estate
Un anno fa la tempesta Bernd provocò centinaia di morti nella Germania occidentale, nello stesso periodo pesanti alluvioni sconvolsero intere aree del Belgio e del nord della Francia. Solo qualche mese prima, esattamente a maggio, in Italia, l’Emilia Romagna pagava un conto salatissimo in fatto di vite umane a causa di una tremenda alluvione.
Nell’ultima settimana dell’estate 2024 la popolazione emiliano-romagnola, a soli 16 mesi di distanza, ha vissuto nuovamente l’incubo dell’alluvione. A colpire, in particolare il ravennate, questa volta è stata la tempesta Boris che ha causato l’ennesimo triste bilancio di 15 morti. Boris, però, non ha rovinato la coda dell’estate solo in Italia, ma ha causato grandi danni in vaste aree dell’Europa centrale, in particolare nell’area che va dall’Austria alla Romania, dove si stima siano morte circa 20 persone.
Non è insolito che tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno ci siano giornate piovose, ma l’intensità delle piogge e la presenza di altre forti perturbazioni nelle settimane precedenti in altre aree del nostro emisfero boreale sono un’ulteriore indicazione di come stia cambiando il clima a causa del riscaldamento globale.
Il pianeta è sempre più caldo
Come dicevamo in apertura dell’articolo non ci sono ormai più dubbi sul crescente riscaldamento del pianeta e questo è diventato sempre più evidente negli ultimi anni: è da dieci anni, infatti, che le temperature medie globali annuali sono superiori ai livelli pre-industriali di almeno 1 °C.
Nel 2023 in media sulla Terra sono state registrate temperature di 1,48 °C superiori rispetto al periodo pre-industriale: l’obiettivo più ambizioso fissato dall’accordo di Parigi sul clima del 2015, il più importante trattato internazionale degli ultimi anni per contrastare il riscaldamento globale, era quello di non superare mai gli 1,5°.
Il 2024 ha superato di 0,03 °C il record dell’anno precedente, infatti, secondo i dati raccolti dal Climate Change Service di Copernicus, il programma di collaborazione scientifica dell’Unione Europea che si occupa dell’osservazione satellitare e dello studio del nostro pianeta, quella che è terminata a settembre scorso è stata l’estate più calda mai registrata sulla Terra.
Secondo gli esperti, questo spiega gli eventi atmosferici estremi.
I giovani bussano, ma i governi non rispondono
Le analisi condotte fino ad oggi hanno portato maggiori conoscenze sui fenomeni di questo tipo, maturate soprattutto negli ultimi anni. Il lavoro di scienziati e meteorologi ha permesso ai governi di avere informazioni più tempestive sull’evoluzione delle condizioni atmosferiche per fare prevenzione e mettere per lo meno in sicurezza la popolazione.
Tuttavia, come abbiamo più volte ribadito, chi gestisce le sorti di questo pianeta non fa nulla per evitare o limitare i danni, ossia, per risolvere quella stessa crisi che essi stessi hanno creato.
Il perché è da cercare nel modello economico vigente, il capitalismo.
Il sistema di produzione capitalistico, per sua natura e per la sua stessa sopravvivenza, ha la necessità di produrre sempre più merci, al minor costo possibile, col massimo profitto possibile e nel minor tempo possibile. Per poter assolvere a queste necessità non può fare a meno di sfruttare persone e ambiente. Questa, quindi, per i padroni è una strada obbligata che a un certo punto diventa indispensabile per vincere la concorrenza fra capitalisti e quindi contrastare la caduta tendenziale del saggio di profitto.
Nonostante le bugie dei governi, che evidentemente non sono altro che i garanti del sistema, il capitalismo non può fare a meno di immettere a ritmi sempre più intensi Co2 in eccesso in atmosfera aumentando così l’effetto serra.
E anche in questo caso, sono i più poveri a subire le conseguenze più gravi dell’avidità del capitalismo, una costante che sacrifica miliardi di proletari sull’altare della produzione capitalistica: nell’Africa centrale e occidentale ci sono circa 3 milioni di sfollati a causa di una stagione delle piogge molto più intensa del solito e le ultime alluvioni hanno interessato finora 14 Paesi, causando grandi danni soprattutto alle piantagioni e peggiorando le condizioni già difficili di approvvigionamento di cibo per le popolazioni locali.
11 ottobre, sciopero nazionale per il clima dei Fridays For Future
Anche quest’anno, i giovani studenti del movimento Fridays For Future hanno lanciato una chiamata alla mobilitazione nelle piazze perché come dicono «nonostante gli evidenti segnali del cambiamento climatico, i governi continuano a investire ingenti risorse nel settore dei combustibili fossili».
A supportare sin dal primo momento la giornata dell’11 ottobre con la proclamazione dello sciopero nazionale, come accade ormai da anni, è stata l’A.l.l.c.a., l’Associazione che rappresenta i lavoratori e le lavoratrici dei settori chimico, farmaceutico, gomma-plastica e vetro della Cub.
Non è un caso che siano proprio gli operai di questi settori a mostrare grande sensibilità per la questione climatica, visto che sanno bene che il sistema capitalista, mentre distrugge il pianeta, è capace di lucrare sui temi ambientali con pratiche truffaldine e criminali come il greenwashing.
Nella chiamata a questa importante giornata di mobilitazione non sono mancati i riferimenti al forte legame tra le lotte ambientali e l’eroica Resistenza del popolo palestinese, in lotta per difendere la propria terra dall’occupazione sionista.
Quello che gli scienziati non dicono
Oggi, grazie alla scienza, è inconfutabile che la catastrofe ambientale è la conseguenza del riscaldamento globale prodotto dall’aumento costante e incontrollato dei gas serra che hanno provocato l’aumento della temperatura del pianeta e lo scioglimento dei ghiacci. Quelli che un tempo conoscevamo come normali fenomeni naturali sono oggi eventi nefasti sempre più fuori controllo, che colpiscono gravemente la vita degli esseri umani, delle specie animali e vegetali.
L’equilibrio è stato rotto, il metabolismo della natura è stato spezzato e, contrariamente a quanto indica la scienza, non è responsabile in maniera generica la specie umana, bensì una minoranza di esseri umani che beneficiano dell’attuale sistema di produzione capitalistico. Si tratta degli interessi criminali di pochi miliardari che, a vantaggio dei propri profitti, depredano il pianeta a qualunque costo.
È la classe capitalista della nostra specie che antepone i propri interessi economici alla vita sul pianeta e sfrutta la stragrande maggioranza dell’umanità a proprio vantaggio.
Nessun intervento dei governi potrà fermare tutto questo e tantomeno qualcosa si potrà ottenere da un dialogo con loro, piuttosto è necessario unire gli studenti e la classe operaia di tutto il mondo contro di loro, contro il capitalismo.