Lenin e l’insurrezione di Ottobre
di Massimiliano Dancelli
Negli scorsi articoli di questo speciale dedicato al centenario dalla morte del grande rivoluzionario russo (1), è stato analizzato l’importantissimo contributo che Lenin ha dato per la realizzazione della presa del potere da parte del proletariato nell’Ottobre del 1917 in Russia. Abbiamo visto anche, sempre negli scorsi articoli, come il percorso verso l’insurrezione proletaria non fu un percorso lineare, né tanto meno una cosa programmata ad hoc, ma fu il frutto di anni di costruzione del Partito d’avanguardia, un Partito costruito e forgiato all’interno delle lotte e degli scioperi, passando anche attraverso mille difficoltà ed errori. Lo stesso Lenin giunse a poter dirigere l’insurrezione attraverso anni di studi e analisi marxiste che gli hanno permesso di correggere alcuni suoi errori, come il passaggio dalla dittatura democratica dei contadini e degli operai alla rivoluzione permanente - teoria sostenuta fino a quel momento dal solo Trotsky – svolta fondamentale nella definizione della politica che condusse i bolscevichi verso la vittoria dell’Ottobre. Si è trovato ad affrontare aspri dibattiti e dure battaglie all’interno del Partito Bolscevico, come quella per far diventare maggioranza nel Comitato Centrale le sue Tesi di Aprile che riarmarono il Partito e indicarono la corretta strada da seguire verso l’Ottobre, dopo il suo ritorno in Russia.
Lo stesso avvenne nella preparazione dell’insurrezione armata che doveva destituire il Governo provvisorio sorto dopo la rivoluzione di febbraio, per consegnare «tutto il potere ai soviet», per citare lo stesso Lenin.
Ci affideremo per l’analisi di quest’ennesima battaglia di Lenin alle parole di Trotsky che, nel suo magnifico libro Storia della rivoluzione russa, descrive in maniera dettagliata e con occhio marxista tutti gli eventi - e il ruolo avuto dallo stesso Lenin - che dal tentato golpe del generale Kornilov il mese prima, portarono all’insurrezione dell’Ottobre.
Trasformare la rivoluzione di febbraio in rivoluzione proletaria
Dopo la rivoluzione di febbraio che aveva portato alla cacciata dello Zar e al crollo del vecchio sistema autarchico medievale, nell’arretrata Russia si venne a creare un dualismo di potere, tra il governo provvisorio - composto da riformisti e liberali, rappresentanti del proletariato e della borghesia - e i Soviet (2), ovvero organismi di lotta in cui si erano organizzati lavoratori e soldati (La Russia era impegnata infatti nella Prima guerra mondiale).
Lenin, già dal suo esilio svizzero, prima di far ritorno in Russia, nonostante la frammentarietà delle notizie che gli giungevano, aveva intuito che il governo sorto dopo l’insurrezione di febbraio non sarebbe stato in grado di portare a termine neppure i più immediati compiti democratici né tanto meno la fine della guerra. Per cui tali compiti dovevano essere portati a termine dal proletariato e la rivoluzione doveva essere una rivoluzione socialista, come dimostrato ampiamente nella teoria della rivoluzione permanente di Trotsky.
Per fare ciò era necessario che i Bolscevichi conquistassero la maggioranza all’interno dei Soviet, almeno nelle due capitali Mosca e Pietrogrado, ovvero conquistassero la maggioranza delle avanguardie di lotta operaie. Tutta la politica dei Bolscevichi da aprile fino all’insurrezione di ottobre venne calibrata per raggiungere questo obiettivo. Lenin pensava infatti che il governo sorto dopo febbraio fosse un governo collocato all’interno di un ordinamento capitalista che non era stato abbattuto, pertanto era un governo borghese e non andava sostenuto in alcun modo, ma, anzi, andava abbattuto e sostituito con un governo dei lavoratori per i lavoratori. Aveva individuato nei Soviet l’apparato di potere dei lavoratori già pronto per sostituire il parlamento borghese. I Soviet, però, erano controllati dagli stessi partiti riformisti che sostenevano il governo borghese e pertanto era diventato fondamentale prenderne il controllo per condurre la rivoluzione sulla strada della rivoluzione socialista.
La battaglia nel partito per l’insurrezione
Dopo il tentato golpe di Kornilov, fallito grazie all’intervento decisivo dei Soviet e al sostegno attivo dei bolscevichi, che aiutarono il Governo provvisorio a respingere le armate controrivoluzionarie, il prestigio del Partito di Lenin crebbe in maniera decisiva tra le fila dei lavoratori. Alla vigilia del congresso dei Soviet di tutta la Russia, il Partito Bolscevico raggiunse la maggioranza dei delegati.
Per Lenin ora si trattava solo di stabilire quanto prima una data per organizzare l’insurrezione armata nella capitale Pietrogrado, necessaria per deporre il governo borghese, retto dal populista Kerensky col sostegno di menscevichi e socialisti rivoluzionari (3). Non si doveva perdere tempo perché, una volta perso questo treno, la storia avrebbe potuto impiegare anni per fornire una nuova occasione.
Tra i democratici, compresi quelli più a sinistra, si era diffusa l’opinione che i lavoratori non sarebbero stati in grado di valersi dell’apparato dello Stato. E questa idea faceva presa anche sui componenti più opportunisti del Comitato Centrale del Partito Bolscevico.
Lenin era di tutt’altra opinione e contro questa concezione si batteva fermamente. Infatti, dopo che i Soviet avevano salvato la rivoluzione dal golpe kornilovista, scrive: «Imparino da questo esempio gli uomini di poca fede! Si vergognino coloro che dicono: “Noi non abbiamo un apparato per sostituire l’altro, quello che tende inevitabilmente a difendere la borghesia”. Perchè questo apparato esiste. Sono i Soviet» (4). E aggiunge Trotsky: «Gli operai non potranno impadronirsi dell’apparato dello Stato? Lenin insegna: questa è un’utopia reazionaria. La scelta degli elementi fatta nel vecchio apparato, la loro educazione, le loro relazioni reciproche: tutto contraddice gli obiettivi storici del proletariato. Quando si è conquistato il potere, non si tratta di rieducare il vecchio apparato, bensì di distruggerlo completamente. E con che cosa sostituirlo? Con i Soviet. Dirigendo le masse rivoluzionarie come organismi della rivoluzione, diverranno gli organi di un nuovo sistema statale» (5).
Lenin era costretto alla clandestinità da parecchi mesi per il mandato di arresto che gli era stato comminato dopo la tentata (e prematura) insurrezione di luglio e si era rifugiato in Finlandia. Qui si dedicò alla stesura del suo Stato e Rivoluzione, una raccolta degli appunti (il celebre Quaderno azzurro) che aveva preso dai suoi studi degli scritti di Marx ed Engels durante il periodo in cui era costretto fuori della Russia. In questo libro – che ogni militante rivoluzionario dovrebbe studiare - viene spiegata in maniera approfondita la natura dello Stato quale organo di potere della borghesia sul proletariato e la conseguente impossibilità per quest’ultimo di prenderne il controllo, ma, invece la necessità di spezzarlo per costruire un nuovo apparato con dei nuovi organismi di potere.
Anche se questo libro verrà pubblicato solo dopo la rivoluzione di Ottobre (le masse infatti lo leggeranno solo parecchi anni dopo), Lenin lo riteneva una guida teorica fondamentale per guidare l’azione e in primis per rafforzare le proprie convinzioni nel momento cruciale che precedeva l’organizzazione dell’insurrezione armata. Ma bisognava piegare le resistenze che permanevano all’interno del Comitato Centrale. Kamenev e Zinoviev (tra i principali dirigenti del Partito), ad esempio, scrivevano sulla Pravda (il giornale bolscevico) molti articoli riguardo la prematurità di un’insurrezione. Questo finanche il giorno prima dell’insurrezione.
Lenin riteneva invece fondamentale non perdere tempo. Trotsky scriveva: «Non appena i bolscevichi si furono impadroniti dei soviet delle due capitali, Lenin disse: “La nostra ora è venuta”. In aprile e in luglio, [Lenin ndr] cercava di frenare in agosto preparava teoricamente la nuova fase; a partire dalla metà di settembre, spinge, incalza con tutte le sue forze. Il pericolo non è più di andare troppo in fretta, ma di essere in ritardo» (6).
Lenin riteneva, a causa degli avvenimenti bellici e delle difficoltà in cui versavano i governi europei, che prendere il potere in quelle condizioni avrebbe limitato parecchio l’azione dei Paesi esteri contro la rivoluzione e avrebbe allo stesso tempo fatto sì che la rivoluzione russa potesse fare da traino per la rivoluzione proletaria mondiale. Questo scriveva nelle numerose lettere al Comitato Centrale dal suo esilio, a sottolineare l’urgenza di non perdere tempo e l’attenzione verso la necessità di estendere la rivoluzione a livello internazionale.
I contadini stavano abbandonando il proprio sostegno ai partiti liberali ed era un ulteriore sintomo del cambiamento in atto in Russia, Lenin al Comitato centrale ad inizio ottobre: «ottenuta la maggioranza nei soviet delle due capitali i bolscevichi possono e debbono prendere il potere […] il popolo è stanco delle tergiversazioni dei menscevichi e dei socialrivoluzionari. Solo la nostra vittoria indurrà i contadini a seguirci. […] Mettere all’ordine del giorno la conquista del potere, il rovesciamento del governo. […] La rivoluzione è perduta se il governo Kerensky non viene rovesciato dai proletari e dai soldati in un avvenire molto prossimo» (7).
Le resistenze nel partito permanevano a causa delle pressioni che venivano soprattutto dagli ambienti intellettuali e Lenin, limitato dalla sua lontananza, si trovava di nuovo all’opposizione nel Partito. La conferenza democratica del pre-parlamento aveva generato una nuova coalizione tra liberali e riformisti contro il Partito bolscevico, pertanto la questione andava risolta con la forza, ma la richiesta di Lenin di boicottare il pre-parlamento, cioè il primo passo verso l’insurrezione, fu bocciata dai vertici del Partito. Il timore era di non riuscire a consolidarsi nel resto del Paese una volta preso il potere nelle due capitali.
Lenin decide allora di agire, si allea con Smilga (8), che si trovava con lui in Finlandia, prepara un piano insurrezionale che prevede l’invio di agitatori tra le truppe, specie per capire le intenzioni dei cosacchi e la preparazione delle truppe fedeli al Partito. Si affida alla base del partito (in quel momento più propensa all’azione dei dirigenti) per cominciare un’agitazione sulla base della parola d’ordine: «il potere deve passare subito al soviet di Pietrogrado che lo trasmetterà al congresso dei Soviet». Nel frattempo continuava a fare pressioni ai vertici del Partito: «Prima riportare la vittoria su Kerensky, poi convocare il congresso. Perdere tempo nell’attesa del congresso dei Soviet è una idiozia completa o un vero e proprio tradimento» (9).
All’ennesimo temporeggiare dei dirigenti, Lenin minaccerà le dimissioni dal Comitato centrale per dare un segnale forte della sua convinzione, anche se in realtà non uscirà mai dall’organismo. Ai primi di ottobre, alla conferenza del partito di Pietrogrado si affida alla base affinché faccia pressione sul Comitato Centrale per organizzare l’insurrezione: «Ai vertici del partito si notano oscillazioni, un certo timore della lotta per la presa del potere, una inclinazione a sostituire questa lotta con risoluzioni e congressi» (10).
Le insistenze di Lenin ebbero i loro frutti il 5 ottobre quando il Comitato Centrale votò per abbandonare il pre-parlamento. Il 10 ottobre si riunì il Comitato Centrale alla presenza di Lenin, che era arrivato dal suo nascondiglio con un travestimento. Dopo dieci ore di riunione ininterrotta e dopo aver ascoltato le informazioni portate da Lenin sul cambiamento della situazione, soprattutto riguardo la fedeltà delle truppe al governo, il Comitato Centrale votò all’unanimità per avviare i preparativi dell’insurrezione. La notte del 25 ottobre i bolscevichi consegnavano il potere nelle mani del congresso dei Soviet.
Perchè Lenin dopo aprile si trovò nuovamente isolato nel Partito?
La storia di tutto il movimento operaio non è una linea retta verso il sol dell’avvenire. Tutto il proletariato è intriso dell’ideologia della classe dominante, ovvero nasce, cresce e viene educato secondo i canoni della borghesia. Allo stesso modo «il Partito bolscevico non è una semplice emanazione dell’idea rivoluzionaria» (11), per utilizzare le stesse parole usate da Trotsky. In realtà il bolscevismo si è sviluppato in un ambiente sociale determinato, era composto da uomini e donne che subivano ogni tipo di pressione e influenze, soprattutto dall’ambiente intellettuale piccolo-borghese, che era l’ambiente da cui provenivano la maggior parte dei principali dirigenti del Partito.
Quindi nel Partito bolscevico si sviluppavano dibattiti duri e ogni svolta nasceva sempre dopo un periodo di crisi interna e dopo dure battaglie. Bisognava combattere le resistenze nate dalle succitate pressioni e gli elementi opportunisti che erano presenti anche tra i bolscevichi. A volte queste battaglie sono state vinte, altre volte si passava per scissioni dolorose, come quella del 1903 tra menscevichi e bolscevichi, che fu importante per differenziare i riformisti dai rivoluzionari e quindi risultò decisiva per la vittoria socialista dell’Ottobre.
Per queste ragioni noi come Lenin, diamo molta importanza allo studio per i militanti; per lo stesso motivo riconosciamo lo spessore di grandi rivoluzionari come Marx, Engels, Trotsky e lo stesso Lenin. Noi non divinizziamo queste figure, ma siamo costretti ad ammettere – e lo facciamo anche con certo orgoglio – che, senza il contributo portato da loro nei vari dibattiti e senza l’acume nel riconoscere ed interpretare le diverse situazioni, forse la storia avrebbe potuto prendere un corso diverso. Lenin era senz’altro di ben altro spessore rispetto gli altri componenti del Comitato Centrale nel 1917 (ad eccezione del solo Trotsky che però entrò nel partito solo a luglio del ‘17), quindi aveva capacità teoriche e strategiche che gli consentivano di saper vedere prima gli avvenimenti, ma soprattutto di saper resistere a pressioni, come fu quella di sostenere un governo di sinistra sorto dopo un moto rivoluzionario. La sua capacità di riconoscere anche, e in primis, i suoi stessi errori e saper cambiare la propria linea politica e quella del Partito hanno senz’altro fatto la differenza nel corso degli avvenimenti. Noi da questi grandi rivoluzionari prendiamo il loro lascito teorico e pratico per la rivoluzione di domani!
Note
1) trovate tutti gli altri articoli sul nostro sito alla pagina https://www.partitodialternativacomunista.org/politica/nazionale/speciale-2024-cento-anni-dalla-morte-di-lenin
2) I Soviet, in italiano consigli, sorsero per la prima volta in occasione della prima rivoluzione russa del 1905. Erano, in poche parole, delle assemblee permanenti di operai, soldati e contadini dove venivano gestite tutte le fasi della rivoluzione e venivano prese le decisioni sulle rivendicazioni e le metodologie di lotta da condurre. Trotsky nel 1905 fu presidente del Soviet della capitale Pietrogrado.
3) I socialisti rivoluzionari erano il partito principale dei contadini. I menscevichi (minoritari in russo) erano una delle due componenti del Posdr (Partito socialdemocratico russo), l’altra corrente erano i Bolscevichi (maggioritari in russo). Tale divisione era sorta nel famoso congresso di Bruxelles del 1903 (Per approfondire questo tema leggi https://www.partitodialternativacomunista.org/politica/nazionale/speciale-2024-cento-anni-dalla-morte-di-lenin-lenin-e-il-partito-di-francesco-ricci).
4) Trotsky Storia della rivoluzione russa, Oscar Mondadori III ed. marzo 1970, vol. 2 pag.1020
5) Idem pag. 1021
6) Idem pag. 1023
7) Idem pag. 1024-1025
8) Smilga si trovava all’estrema sinistra del Partito e già a luglio spingeva per l’insurrezione
9) Trotsky Storia della rivoluzione russa, Oscar Mondadori III ed. marzo 1970, vol. 2 pag.1031 10) Idem pag. 1033
11) Idem pag. 1034